La strada che non va in nessun posto

Oggi ho letto, alla Rosina, Rodari. All’uscita del paese in cui vive il piccolo Martino si dividono tre strade: quella di destra va verso il mare, quella di sinistra porta in città mentre la terza non va in nessun posto. Noi tutti vorremmo andare al mare o almeno in città, ma invece dove vuole andare Martino? Nella strada che non va in nessun posto. Che è molto d’attualità, durante la pandemonia, la strada che non va in nessun posto. Leggendo del piccolo Martino mi è venuta in mente la mia amica Francesca Bridget. Ve la ricordate Francesca Bridget? Che la chiamiamo Bridget perché sembra Bridget Jones. Una volta c’era un evento delle Donne del Vino. La presidente nazionale delle Donne del Vino era Elena. Elena vive in Campania e ha preso l’aereo. Chi si offre volontaria per andare a prendere la presidente nazionale delle Donne del Vino Elena? Francesca Bridget. L’aereo atterra e la presidente nazionale delle Donne del Vino Elena chiama Francesca Bridget. Francesca Bridget le dice che, sì, è proprio davanti alla porta numero X dell’aeroporto. Ma la presidente nazionale delle Donne del Vino Elena era sicura che Francesca Bridget non ci fosse alla porta numero X dell’aeroporto. Infatti, Francesca Bridget era andata a Malpensa ma l’aereo della presidente nazionale delle Donne del Vino Elena era atterrato a Linate. Mi sembra un po’ Martino, Francesca Bridget, in questa storia. La strada che non va in nessun posto mi piacerebbe provare a scriverlo sull’autocertificazione quando vado da Claudia a prendere le robiole. Perché noi ordiniamo le robiole di Roccaverano e anche le robiole del pastore di Ottiglio ma poi come faccio io ad andare a prendere la mia robiola? Io vado lo stesso perché secondo me le robiole di Roccaverano e anche le robiole del pastore di Ottiglio sono necessità indifferibili. Un’altra volta che se mi fermavano i carabinieri, dicevo che avevo preso la strada che non va in nessun posto, è stato un compleanno di Romina. Mia mamma, la Gabri e io ci siamo vestite da suore. Siamo proprio partite da casa vestite da suore e siamo andate a festeggiare il compleanno di Romina ad Acqui Terme. A Nizza Monferrato, non mi sono accorta che c’era una famiglia che stava per attraversare sulle strisce pedonali e ho frenato di colpo. Li ho visti tutti girarsi con la faccia di chi gli è appena scappata la maionese. Poi, hanno visto tre suore e la faccia di chi gli è appena scappata la maionese si è rasserenata all’improvviso. E ci hanno salutate. Allora io volevo sempre vestirmi da suora perché vestita da suora a nessuno gli scappa la maionese anche se freni all’ultimo minuto sulle strisce pedonali. Se sei vestita da suora però ti guardano strano se fumi e bevi. Che mia mamma a un gruppo di ragazzi che la guardava perché lei aveva sigaretta e un bicchiere di vino in mano gli ha detto: eh, cosa volete, sono una suora viziosa. Puoi far tutto vestita da suora ma non fumare e bere. Da piccola io andavo dalle suore all’asilo di Refrancore. Suor Germana era la madre superiora. Che era bella che non sembrava una suora talmente era bella. Suor Teodolinda era la suora maestra. Lei voleva che io scrivessi, ma a me piaceva disegnare la strega. Io disegnavo la strega e lei mi dava gli scopaccioni sulla testa. Tanto io la disegnavo lo stesso la strega anche se suor Teodolinda mi dava gli scopaccioni sulla testa. Suor Lisetta era la suora-uomo che guidava il pulmino e tagliava l’erba. Suor Adriana era la suora cuoca e mi dava sempre di nascosto un uovo alla coque in più. A me era simpatica a mille suor Adriana. Suor Lucia era la suora giovane e mi non stava tanto simpatica a mille suor Lucia. Suor Teodolinda, quando mio papà è stato eletto sindaco comunista di Refrancore, mi diceva: tu non farti prendere dal demonio eh. E allora io le dicevo a suor Teodolinda che va bene, non mi facevo prendere dal demonio io. Anche stasera accetto la sfida del libro che mi hanno lanciato Vittoria e Rosanna e vi consiglio di leggere “La verità della suora storta” di Andrea Vitali, che Andrea Vitali scrive bene a mille e vi fa ridere a mille. Che durante la pandemonia tutti abbiamo bisogno di ridere a mille.