Nonna Rosina

Mia nonna quella che si chiamava come la Rosina, il giorno del mio compleanno, mi faceva una busta con 50 mila lire e mi scriveva un biglietto: non ti sposare. Buon compleanno. Nonna Rosa. Mi scriveva sempre così: non ti sposare. Buon compleanno. Nonna Rosa. Solo una volta ha cambiato versione, quando ho compiuto 23 anni, mi ha scritto: io a 23 anni mi sono sposata, tu non ti sposare. Buon compleanno. Nonna Rosa. Anche la nonna di Elena che si chiamava Italia ed era umbra, diceva a Elena: piantela lì ‘d fe la stuppidda che t’lo truvi nen ‘l murus. Era un piemontese pronunciato in umbro e significa: piantala lì di far la sciocchina che non trovi il fidanzato. Infatti, le nostre nonne la vedevano lunga e pensavano già che noi non avremmo sopportato nessun marito o fidanzato durante la pandemonia. Soprattutto nessun marito o fidanzato avrebbe sopportato noi durante la pandemonia. Mia nonna Rosina mi ha lasciato un diario. Ormai lo sapete che, nella mia famiglia, ci piace a tutti scrivere. Mia nonna Rosina non parlava con una gallina, ma scriveva. Il diario s’intitola: un triste ricordo di quando ero bambina che mi è rimasto impresso nella mente e impossibile da dimenticare. Il triste ricordo di quando mia nonna Rosina era bambina che l’è rimasto impresso nella mente e impossibile da dimenticare, sono gli anni tra il 1914 e il 1922. Gli anni tra il 1914 e il 1922 sono gli anni della prima guerra mondiale, ma sono anche gli anni di una pandemonia. Quella pandemonia là si chiamava spagnola. A casa di mia nonna, ai Calcini di Refrancore, tutti si ammalarono di quella pandemonia là. Mia nonna Rosina era nata nel 1911 e quando si ammalò di quella pandemonia là aveva 7 anni. “Si era trapelato in giro, scrive mia nonna, delle voci che c’era una malattia di nome Spagnola e dove arrivava decimava. Qui al momento non c’era ancora nessun caso. Speriamo bene”. Ma quella pandemonia là, alla fine, arriva anche ai Calcini di Refrancore e nella famiglia di mia nonna si ammalano tutti: si ammala mia nonna Rosina, sua mamma e poi sua nonna. Gli uomini, no, perché gli uomini erano in guerra. L’unica che non era ammalata era la Maria. La Maria era la sorella più piccola di mia nonna Rosina, nata nel 1915. Mia nonna Rosina diceva sempre che la Maria mi assomigliava perché era sempre allegra. Lei sempre rideva, scherzava, parlava. Anche quando c’era quella pandemonia là, la Maria rideva, scherzava, parlava. Ci fosse stata una gallina, vedi come le parlava alla gallina, la Maria! “Sono stati giorni terribili” dice mia nonna Rosina. Poi pian piano tutte guariscono e intanto le campane suonano perché è finita la guerra. La Maria, però, comincia ad avere la prima febbre. Dopo sette giorni, la Maria è andata nel paradiso dei bambini allegri che ridevano, scherzavano, parlavano sempre anche durante quella pandemonia là. Non solo lei è andata nel paradiso dei bambini allegri che ridevano, scherzavano, parlavano sempre. Con la Maria sono andati nel paradiso dei bambini allegri che ridevano, scherzavano, parlavano sempre, anche Lucia, 2 anni, e Michele, 4 anni. Quella pandemonia là, scrive mia nonna Rosina, ha fatto più morti che la guerra. Per fortuna a questa pandemonia moderna, i bambini non interessano. Io sono felice che a questa pandemonia moderna, i bambini non interessano. Tutto il lungo racconto che mia nonna Rosina fa di quei giorni, lo pubblicherà Astigiani nel numero di giugno. Che è molto bello e vi consiglio di prenotarlo già il numero di giugno di Astigiani. Ma una cosa ve la voglio regalare subito: il finale. Ve lo scrivo così come l’ha scritto mia nonna Rosina che quando l’ho letto, ho capito perché, senza saperlo, ho chiamato così anche la Rosina. Il finale del diario di mia nonna Rosina è questo: “Dal 1922 in poi non voglio rammentare il passato. Ora sono nella mia casa dove sono nata, ho 87 anni e devo ringraziare questo benedetto progresso che ci dà tante comodità. Hai solo da toccare un bottone e ti dà la luce, il calore, l’acqua calda, l’acqua fredda. E queste comodità per noi vecchi sono essenziali: è per questo che si campa di più. Certo che chi ha solo 650 mila lire al mese come me come faremo a pagare queste bollette? Rischiamo poi di stare al buio”. Che, per oggi, non aggiungo altro.