I 57 favolosi giorni di Viarigi
La pandemonia non è finita, questo l’ho capito. Ma lo star chiusi in casa è finita? Lo chiedo a voi perché a me sembra che un po’ è finita, ma non è finita. Che con la Rosina si era detto che quando finiva, finiva anche che io parlo con una gallina di ceramica. Nel dubbio parlo ancora un po’ con la gallina di ceramica. Voi avvertitemi quando è finita perché da Viarigi io non lo capisco. Viarigi è sempre stato così: non si capisce se lo star chiusi in casa è finita. La differenza da prima è che prima io andavo a mangiare al Ristorante Roma Viarigi e adesso è il Ristorante Roma che viene da me. È l’unica differenza che c’è a Viarigi durante la pandemonia. Quindi voi ditemelo quando è finita che finisco anch’io di parlare con una gallina di ceramica. Con oggi sono 49 giorni che parlo con una gallina di ceramica. Mi piacerebbe arrivare a 57 giorni, così nella storia saranno ricordati come i 57 favolosi giorni con la Rosina. Non sarebbe la prima volta che a Viarigi ci sono 57 favolosi giorni. 57 favolosi giorni ci sono già stati a Viarigi dal 13 aprile al 9 giugno 1849. Anche allora c’era stata una pandemonia tale che se parla ancora oggi a Viarigi. La pandemonia aveva un nome: don Francesco Grignaschi. Don Grignaschi era un prete che veniva da un paesino dell’Ossola. Quel paesino dell’Ossola si chiamava Cimamulera. Don Grignaschi è venuto a Viarigi e ha fatto una pandemonia. Nei 57 favolosi giorni di Viarigi, Viarigi divenne la “città del sole”. A Viarigi arrivarono migliaia di persone. Che vi giuro che non ci sono mai qui migliaia di persone. Solo nel giorno del Corpus Domini, più 2 mila persone. Duemila persone, vi rendete conto? Che dopo non le abbiamo mai più viste a Viarigi duemila persone. In quei 57 favolosi giorni di Viarigi, don Grignaschi dava tante feste nella casa parrocchiale, che è qui vicino a casa mia. Praticamente tutte le sere una festa nella casa parrocchiale. Mi sarebbe piaciuto come vicino don Grignaschi. È per quello che arrivavano migliaia di persone perché don Grignaschi dava le feste. E durante le feste, e vai giù a ridere, e vai giù a ballare, e vai giù di di pozioni magiche. Le chiamavano proprio così: le pozioni magiche. Che poi erano barbera, ruché, grignolino, slarina, malvasia bianca. Ma non le chiamavano vino: le chiamavano le pozioni magiche. Sembrava quasi un francese nella comunicazione don Grignaschi. Come sia, a ste feste organizzate da don Grignaschi nella casa parocchiale, ci si divertiva a mille. Ma ci si divertiva così tanto che a un certo punto il vescovo ha detto: oh cos’è sta storia delle feste nella casa parrocchiale di Viarigi che ci si diverte a mille? Non l’aveva mai invitato il vescovo don Grignaschi. Forse per quello che il vescovo si è arrabbiato tanto. Poi una volta che don Grignaschi aveva assaggiato un po’ di pozione magica in più, andava in giro per Viarigi a dire che era Gesù in persona. Lì ha un po’ esagerato eh. Alla messa, si ballava, si stava contenti, si viveva felici. Niente digiuni, niente penitenze. A me sarebbe anche piaciuta questa pandemonia. A don Grignaschi piacevano anche le femmine. Lui, la sera che aveva esagerato con la pozione magica e aveva detto di essere Gesù in persona, aveva nominato anche una Madonna dai capelli rossi. Alle femmine, don Grignaschi dava anche dei poteri. Che guai eh. Si poteva tollerare tutto ma che don Grignaschi desse dei poteri alle femmine, no. Quello non si poteva tollerare. I giornali cominciarono a denunciare “i fervori magnetici” di Viarigi. Il 9 giugno 1849 don Grignaschi fu costretto a lasciare Viarigi, poi lo arrestano. Da allora, i viarigini li chiamano i “magnetisà”, i magnetizzati da don Grignaschi. Ci credo! Con tutte le feste che dava per forza che li magnetizzava i viarigini. A me avrebbe magnetizzata subito la prima sera con le feste che dava. Dopo don Grignaschi, Viarigi divenne zona rossa e arrivò l’esercito. Praticamente come nella pandemonia di oggi. Uguale, uguale. Ma a Viarigi non l’hanno mandato l’esercito nella pandemonia di oggi. Non solo l’esercito, a Viarigi arrivo anche uno che poi sarebbe diventato santo: don Giovanni Bosco. Don Bosco a Viarigi, pensateci! A Viarigi don Bosco arriva dopo sei anni che hanno mandato via don Grignaschi perché c’era ancora nel 1856 qualcuno che voleva fare festa e bere le pozioni magiche tutte le sere. Don Bosco se lo conosceva De Luca, il Governatore della Campania, in questi giorni lo assoldava. Dal pulpito Don Bosco lo diceva: guai se mentre dico messa, fate festa eh. Uno ha detto: io me ne frego e faccio festa. Quella sera quello che ha detto io me ne frego e faccio festa, è andato nel paradiso di quelli che vogliono fare festa. E allora a Viarigi hanno cominciato a fare meno feste. Potrebbero usarlo don Bosco per la fase 2. Magari glielo diciamo a De Luca di don Bosco. Anche stasera accetto la sfida del libro che mi hanno lanciato Vittoria e Rosanna e vi consiglio “Il Nuovo Messia e la Madonna Rossa” di Roberto Gremmo (Storia Ribelle, Biella, 1997). Non è facilissimo da trovare, ma quando lo trovate ne vale la pena. È uscito anche un articolo su Astigiani numero 17 a settembre 2016 per chi ce l’ha.