Marianna, la mia socia
Marianna è la mia socia. Che poi non è proprio la mia socia. Noi da anni siamo nell’era del dopo coronavirus, quando i soci non sono soci, lavorano distanti, non hanno un ufficio e fanno le riunioni via Skype. Noi le riunioni via Skype le facciamo da sempre. Giuro che non sapevamo niente del coronavirus. Altrimenti ve lo avremmo detto, ma forse ci avreste prese per matte. Marianna e io non ci sopporteremmo neanche a più di un metro di distanza. Siamo come il dì e la notte. Lei il dì perché si sveglia presto e fa tante cose, io la notte perché mi piace fare festa, bere vino, andare a tartufi. Per questo io uso gli stivali da bosco e lei le scarpe con il tacco. Però noi siamo come il dì e la notte che fanno il giorno intero. Siamo il bianco e il nero che fanno il Tao. Che lei quando mi sente dire queste cose, si preoccupa. E lei si preoccupa anche quando parlo con Rosina. Che io la rassicuro: lo so è una gallina di ceramica, non ti preoccupare, è solo un gioco. Ma sento che lei non mi crede fino in fondo. Perché forse anche lei pensa che Rosina sia vera e che io, dopo il coronavirus, divento socia con Rosina e non con lei. Ma io non potrei mai vivere senza avere Marianna come socia. Perché Marianna pensa tutto quello che io non penserei e anch’io penso a tutto quello che lei non penserebbe. E in due facciamo un pensiero sensato. E abbiamo anche lo stesso numero di piede che, all’occorrenza, ci possiamo scambiare gli stivali da bosco e le scarpe col tacco. Io quando non so cosa dire, telefono a Marianna. Lei ha sempre la risposta giusta. E quando lei non sa cosa dire, mi telefona. E io ho sempre la risposta giusta. Ma non come lei. Perché lei, delle due, è la più intelligente. Anche Francesca me l’ha detto una volta che Marianna è molto più intelligente di me, che Francesca la chiamiamo Bridget come Bridget Jones perché dice queste cose. Marianna è la Stefano Bartezzaghi di iShock. E io, a volte, faccio finta di capire cosa dice, ma non capisco. Ma non importa, lei mi sopporta lo stesso. Quando è proprio arrabbiata, mi dice che assomiglio a R. Che a me R. sta simpatico a mille, ma a Marianna non lo dico che R. mi sta simpatico a mille. E lei quando esagera le dico che assomiglia a M. Lei non me lo dice, ma so che M. le sta simpatica a mille. E alla fine, anche quando siamo arrabbiate, finiamo per farci dei complimenti bellissimi. Marianna è bella, alta, bionda, magra e si veste bene. Io sono più bassa, cicciottella e mi vesto un po’ meno bene di Marianna perché non sono capace a comprare i vestiti belli. Lei mi dice che compro vestiti brutti. Magari dopo il coronavirus, chiedo a lei di comprarmi dei vestiti belli. Marianna ama il cioccolato. E appena finito il coronavirus, gliene compro tantissimo di cioccolato. Noi siamo molto solidali tra noi, anche quando andiamo alle cene: lei mangia i miei dolci e io bevo il suo vino. Perché Marianna, al vino, preferisce i dolci. E io, ai dolci, preferisco il vino. Marianna e io siamo come il dì e la notte, ma abbiamo due cose in comune oltre al numero di scarpe: i gatti, che lei adesso ne ha solo più uno e io vorrei convincerla a prenderne uno brutto, con le orecchie mozze, vecchio, storto e che puzza tantissimo, e le carte dei tarocchi. Che sono proprio uguali uguali. Marianna ha una figlia, Aurora, che ha 4 anni e mezzo. È intelligente come lei e, a volte, mi prende in giro. Da piccola, mi chiamava zia Ciametta. A Natale, le ho regalato gli smalti colorati per le unghie e, per qualche settimana, sono diventata la sua zia preferita. Marianna è brava, ordinata e scrive bene. Io sono un po’ disordinata. E quando sono un po’ disordinata, Marianna mi dice che assomiglio a R. Ma tanto, a me, R. mi sta simpatico a mille. Marianna e io lavoriamo per delle aziende che ci sono simpatiche a mille. Che nei contratti, facciamo firmare che se anche non lavoriamo più per loro, vogliamo comunque restare amici per sempre. Così sono obbligati dalla legge a restare nostri amici. Per le aziende che non ci sono simpatiche, non lavoriamo. Ma non glielo diciamo che non ci sono simpatici. Io glielo direi, ma Marianna è educata e non vuole dirglielo. Marianna è brava a fare tutto, solo una cosa non la sa fare: le fatture. Le fatture le faccio io che sono più brava. Marianna, le fatture le sbaglia tutte e il commercialista gliele fa rifare. Quando è il giorno delle fatture, a Marianna non le puoi parlare. Le scappa anche la maionese. Adesso, per un po’ dopo il coronavirus, non dovrà farne. E io so che non lo dice, fa finta che le dispiace, ma è contenta. Anche se ha il mutuo da pagare, lei preferisce non farle le fatture. Marianna e io ci siamo conosciute una sera. Non ricordo se era la fine del 2013 o l’inizio del 2014. Ricordo che eravamo all’Osteria del Diavolo ad Asti. Ci aveva invitate a cena Betty, che noi non ci conoscevamo, ma Betty ci conosceva tutte e due. È lì che è scoccata la scintilla. E a Betty, che ora fa la giornalista a La voce di Asti, Marianna e io non le abbiamo mai detto grazie abbastanza, ma dopo il coronovirus, la invitiamo a cena da Enrico e apriamo la bottiglia di vino più buona che c’è in cantina. Che Marianna non la beve, lei mangia i dolci, ma meglio, così ce la beviamo tutta la Betty e io.