Le amiche di mia mamma

Non so a voi ma a me e alla Rosina, ieri sera, c’è venuto un po’ il magone a vedere Cichin lì, in mezzo a quella piazza vuota, da solo, anziano, sotto la pioggia, al freddo e al buio. Ho pensato come avrebbe pensato la sua mamma: Cichin sei coperto bene? La canottiera della salute l’hai messa? Vai subito dentro che ti prendi l’influenza! Che poi, in Vaticano, gli prende a tutti uno sciopone se ti vengono due linee di febbre. Che quando ha detto “nessuno si salva da solo”, m’è venuta una gran voglia di portargli lì vicino la Rosina. E dirgli: non sei da solo Papa Cichin. Stai tranquillo. Non magonare, dai: ti lascio la Rosina qui con te. Se hai bisogno ti dà anche una mano a portare la croce, la Rosina, che t’abbiamo visto che fai fatica tu. Che immaginate le foto storiche. Meno male che io non sono da sola. Che c’è la Rosina, qui con me. Se qualcuno di voi è da solo, piuttosto mi telefona e gli porto subito la Rosina. Non magonate lì da soli, eh, piuttosto chiamatemi che ve la porto. Che sull’autocertificazione scrivo: «Devo portare la Rosina a tal dei tali che è solo». Penso di poterli convincere, i carabinieri. Anche a te, Laura, che ieri magonavi, non magonare che se vuoi, ti porto la Rosina. Perché la Rosina è un po’ come un’amica che ti fa ridere. E un’amica che ti fa ridere, non ti fa sentire mai sola. Io, di amiche che mi fanno ridere ne ho tante. Sono un po’ come la Rosina: che, al mattino, se non la trovate su Facebook, vi mancano. Vero Nica e Ornella? Ma, oggi, io non vi voglio parlare delle mie amiche, ma delle amiche di mia mamma. Che poi, sono anche amiche delle mie amiche. E tutte insieme non ci sentiamo mai da sole. Le amiche di mamma sono quel genere di amiche che ci vorresti passare tutta la quarantena insieme. Perché non ti accorgesti neanche che passa la quarantena. Passa e tu dici: ma l’abbiamo già fatta la quarantena? Sicuri? Che peccato, è già finita! Era un po’ come quella settimana al mare, d’estate, in campeggio ad Albenga. Finiva subito che dicevi: ma pensa com’è corta la settimana. Di solito è lunga la settimana e invece con le amiche di mia mamma la settimana è cortissima. La settimana al mare, d’estate, nel campeggio di Albenga era minimo minimo una damigiana di Pigato. Quel Pigatino ligure bello fresco, che va giù bene e tu dopo non devi neanche guidare che hai il mare lì davanti. Perché, tra le amiche di mia mamma, non ce n’è neanche una astemia. Che già la quarantena ti passa di più. Neanche mia mamma è astemia: di solito, beve il Grignolino di Goggiano. Ma al mare, d’estate, nel campeggio di Albenga, beveva il Pigatino ligure bello fresco. Mia mamma, la mia amica Romina da quando andavamo al mare, d’estate, nel campeggio di Albenga, la chiama “swaden”. Che se sa che vi racconto questa cosa, mia mamma si arrabbia. Ma voi fate finta che non avete sentito. A mia mamma, il vino, piace berlo alla goccia, come se fosse un chupito. La mia amica Giuliana, che è medico, dice che in medicina, si definisce come “la via breve dei liquidi”. È una dote che non tutti hanno, eh. La mia amica Giuliana, ad esempio, ce l’ha. Io non ce l’ho. Neanche la Piera, che io chiamo la Pierota, è astemia. È tutta lì biondina, magrolina, perbenina, che sembra astemia, ma non è astemia. Quella che era meno astemia di tutte, Antonietta, detta la Ietta, adesso è già nel paradiso delle amiche. Che il paradiso delle amiche ve lo immaginate quant’è bello? Che ci passi tutta l’eternità a ridere e a bere il Pigatino ligure bello fresco, altroché la quarantena o la settimana al mare, d’estate, nel campeggio d’Albenga! Ti passa in fretta persino l’eternità. La Ietta, quando voleva dell’altro Pigatino ligure bello fresco, diceva solo: «Carica!». La Ietta, che era la lavanderina di Refrancore, era leggendaria per la sua capacità di trasformare le parole. Le ribaltava le parole e si mischiavano che diventavano indimenticabili. Per esempio, lei avrebbe tanto voluto vedere le “scalate del Niagara” e anche un concerto di “Nat King Kong”. Una volta è andata a trovare un amico nel Polliponneso. Che era Gallipoli. Un’altra volta c’ha detto che la Bofrost le aveva portato le lenzuola da lavare. Ma tante di quelle lenzuola che non ci potevamo neanche immaginare! E le portava tutti i giorni, la Bofrost, tante di quelle lenzuola da lavare. A noi, che la Bofrost portasse tante di quelle lenzuola da lavare, suonava un po’ strano. Poi, alla fine, la Bofrost era la trasformazione della parola bed&breakfast. La Ietta ha quel grande potere che hanno le amiche di farti ridere e lei ce l’ha anche ora che è nel paradiso delle amiche. Ma soprattutto due volte le sue amiche hanno salvato mia mamma. La prima volta, mia mamma, voleva fare la dieta. Era in vacanza con la sua amica Anna, che non vuole che scrivo il cognome, e allora la chiamo la Anna di Castello d’Annone così nessuno capisce chi è. Perché ce ne sono tantissime Anna di Castello d’Annone amiche di mia mamma. Mia mamma voleva che anche la sua amica Anna di Castello d’Annone facesse la dieta. Ma la sua amica Anna di Castello d’Annone, di fare la dieta, gliene fregava assai. E, al mattino, andava a fare la spesa e al bar, di nascosto da mia mamma che voleva farle fare la dieta, si mangiava il bombolone con la crema. A volte anche due bomboloni: uno con la crema e uno col cioccolato. Perché non sapeva mai quale scegliere e visto che a lei, di fare la dieta gliene fregava assai, se li mangiava tutte e due i bomboloni. Ma sempre di nascosto da mia mamma che voleva farle fare la dieta come il dottor Nowzaradan. Un mattino, è tornata che il bombolone le aveva lasciato tutto lo zucchero sul mento. E mia mamma-dottor Nowzaradan l’ha subito beccata: hai mangiato il bombolone! No, no, non ho mangiato il bombolone, giuro! Sì, che ha mangiato il bombolone! La Anna di Castello d’Annone, alla fine, ha dovuto dire la verità. E lì è finita la storia della dieta e anche mia mamma si mangiava il bombolone al mattino. Anche due bomboloni: uno con la crema e uno col cioccolato come la sua amica Anna di Castello d’Annone. La Anna di Castello d’Annone l’aveva salvata dalla dieta. Che dev’essere una vocazione di quelli di Castello d’Annone, perché la Laura, quella che ieri aveva il magone per Cichin e che io ci voglio regalare la Rosina, usa l’hashtag #nonfateladietafatelamore. E anche la Laura è di Castello d’Annone. Se non si conoscono già, finito il coronavirus, devo presentarle la Anna e la Laura. Un’altra volta che mia mamma l’hanno salvata le sue amiche era l’agosto del 2000. Ve lo ricordate cos’è successo, ad Asti, nell’agosto del 2000? Il terremoto. Mia mamma, del terremoto, ha il terrore come tutti. Ma quel giorno mia mamma non era sola. Era con la sua amica Gabriella, che qui su Facebook è la Gabri. Mia mamma le insegnava a fare il pane. E le aveva detto: per nessun motivo al mondo devi smettere di impastare. Guai a te, eh. Se smetti di impastare vedi cosa ti faccio. E dopo che l’ha detto, boom, la scossa di terremoto. Fortissima, che è durata un’eternità che sembrava sta quarantena. Loro sono corse fuori in cortile. E quando è finito il terremoto, mia mamma ha guardato la Gabri e le ha detto: ma che cazzo fai? Proprio così le ha detto: ma che cazzo fai? E la Gabri, che aveva continuato a impastare anche fuori in cortile, le ha detto: faccio il pane. Nessuno si salva da solo e la Gabri ha salvato mia mamma. Perché dopo il terremoto, ridevano come due balenghe in mezzo alla strada perché la Gabri faceva il pane anche con il terremoto. E ieri m’è tornata in mente questa scena mentre ascoltavo Cichin, che avrei avuto voglia di prendere il telefono e raccontaglierla per farlo ridere un po’ dopo che è tornato tutto bagnato e infreddolito, da solo, nella sua cameretta. E tutti, la quarantena, la vorremmo passare con qualcuno che ci fa ridere, ma che ci fa ridere fino alle lacrime che non riusciamo più a smettere di ridere. Perché se ridi, non sei solo. E se non sei solo, come ha detto Papa Cichin, ti salvi.