Virtual “24×1 ora” 2020, Asti

La Rosina oggi mi ha chiesto di partecipare anche noi alla Virtual “24×1 ora” 2020. Ad Asti, a fine marzo, in tempi di non coronavirus, si corre questa Maratona di 24 ore. Si corre per strada. Ma in tempi di coronavirus, si corre virtuale e ognuno fa il suo pezzo di strada a casa sua. Che se ve la dovessi spiegare la “24×1 ora” vi direi che sembra già una cosa pensata per il dopo coronavirus: tutti insieme, non si litiga, si corre ognuno un pezzetto, chi non ce la fa corre solo mezz’ora, poi l’altro dopo corre un’ora e mezza. E se tu corri due ore, corri anche per un altro che di correre gliene frega niente. Anche in tante cose del dopo coronavirus, sarà così. Ma io non vi voglio parlare di come sarà il dopo coronavirus. Vi voglio parlare di come partecipiamo io e la Rosina alla Virtual “24×1 ora” 2020. A me, la Maratona, è sempre piaciuto farla verso sera. Diciamo dall’ora dell’aperitivo in là. Io, la Maratona, ho imparato a farla a Nizza. Non Nizza in Francia, Nizza nostra. Nizza Monferrato. Poi, negli anni, ho affinato la tecnica a Rocchetta Tanaro. A Nizza Monferrato si chiamava la Maratona della Bagna Cauda e l’aveva inventata Tullio insieme a Dedo e a Piercarlo. Che io, Tullio, l’ho sempre collocato ben oltre il genio. La Maratona della Bagna Cauda si correva per 24 ore e durava tutta la notte. Non era una Maratona che proprio tutti potessero correre. Bisognava allenarsi bene durante l’anno per arrivare preparati. Io arrivavo sempre preparata. Perché mi allenavo anche d’estate. Anche se non c’era il cardo gobbo, d’estate, io comunque mi allenavo. A Ferragosto, invitavo gli amici e mangiavamo la bagna cauda così da arrivare preparati a novembre. E, a novembre, alla Maratona della Bagna Cauda facevo sempre una gran bella figura, io. Che adesso non la fanno più la Maratona della Bagna Cauda a Nizza, ma bisognerebbe rifarla a novembre che ci arriviamo tutti preparati a mille con sta quarantena del coronavirus. Anche a Rocchetta Tanaro sono dei professionisti delle Maratone. Lì, però, devi arrivarci davvero allenato alle Maratone perché sennò non ce la fai. Hanno iniziato un gruppo che poi li hanno chiamati “i sei giornisti”. Partivano per prendere un aperitivo il sabato sera e tornavano a casa il venerdì sera della settimana dopo. Sei giorni esatti fuori di casa. Non sgarravano mai. In quel caso, si parla di professionismo olimpico. Io, a quei livelli, non sono mai riuscita ad allenarmi. Una sera, tanti anni, fa sono uscita il venerdì sera a prendere l’aperitivo da Taschet, che è la Vineria Taschet di Rocchetta Tanaro, e sono tornata a casa il lunedì mattina. Mia mamma quando sono entrata in casa, il lunedì mattina, mi ha solo detto: «Ma tu sei scema!». Lei non lo sapeva ma io avevo corso la Maratona che alla fine abbiamo resistito solo più Paolo Frola, il Taschet e io. Sono esperienze importanti, che uno dovrebbe segnarle anche nel curriculum vitae. Da Taschet, ho corso le mie migliori Maratone. Una sera, sono arrivata vicino a prendere una medaglia d’oro. Che il giorno dopo, me lo ricordo, mi ha persino telefonato il Carlo della Trattoria i Bologna per congratularsi. Era una sera di metà novembre. Ero andata a prendere il solito aperitivo da Taschet che c’è pericolo che diventi una Maratona. Insieme a me, Gianluca. Che io e Gianluca di Maratone ne abbiamo corse tante insieme, ma quella è stata da medaglia d’oro. Ci siamo detti: un bottiglia e via, si va a casa! Siamo usciti da Taschet alle 7 del mattino che già stava spuntando il sole di novembre. Ma non è tutto. Durante la Maratona, io ho fatto una “dribletta” che mi sono meritata i complimenti del Carlo. Quatta quatta, come il coronavirus che non fa rumore, mi sono infilata a casa dei miei. Ho aperto il frigo e ho rubato delle trifole. Che non mi ricordo neanche se poi mio papà se n’era accorto. Penso di sì, perché a lui, i tartufi, li chiama per nome, uno a uno. E quindi se ne sarà accorto di sicuro. Ma, per sicurezza, voi fate finta che non avete sentito. E la Maratona, da Taschet, è finita a uovo e tartufi. Mia mamma che avevo questa dote della Maratona, lo sapeva già quando ero giovane perché con la mia amica Romina partivamo per andare a cena a Torino e poi arrivavamo a Lucca. E la chiamavo per dirle che eravamo a Lucca e stavamo via qualche giorno e lei ci diceva solo: «Ma voi siete sceme!». Anzi, mia mamma, a me e a Romina, ci diceva anche un’altra cosa. Ci diceva che assomigliavamo al Meccia e al Piton, che sono due di Refrancore, che una volta sono partiti da Refrancore per andare a Milano e ci hanno messo tre giorni per arrivare a Milano. Che si fermavano in tutte le piole a bersi un bicchiere. A me e a Romina, questa cosa che mia mamma ci diceva che assomigliavamo al Meccia e al Piton, ci è sempre piaciuta assai. Ci gratificava nei nostri propositi di allenamento. Ora, in tempi di coronavirus, siamo tutti un po’ meno allenati a fare certe Maratone. Ma ognuno di noi nel suo piccolo può allenarsi a correre la Maratona che gli piace di più. La mia e della Rosina oggi si chiama Aeroplanservaj Barolo 2007 di Domenico Clerico, che è stato uno dei miei maestri migliori di Maratone. La dedichiamo a Domenico, a Tullio, a Gianluca, Taschet, a Paolo Frola, a Carlo, a Romina e a tutti quelli con cui ho corso splendide Maratone negli anni. Che mia mamma ci direbbe: «Ma voi siete scemi!».