“Jack” nel paradiso della quieta follia

Vincenzo Forlano

C’era già un appunto sui fogli miei e della Rosina: ricordarsi Rocchetta Tanaro. Che poi come fai a scordarla Rocchetta Tanaro? Quando l’hai conosciuta Rocchetta Tanaro non te la puoi scordare. Ricordarsi Rocchetta Tanaro perché Rocchetta Tanaro non può mancare tra le storie che raccontiamo durante la pandemonia. A Rocchetta Tanaro, se dicevi pandemonia già prima della pandemonia, ti capivano a mille. Rocchetta Tanaro si chiama così perché scorre il fiume Tanaro. Rocchetta Tanaro è il paese della quieta follia. La quieta follia l’aveva detto una volta Bruno Lauzi. Che Bruno Lauzi, per la quieta follia, si era comprato casa a Rocchetta Tanaro. A Bruno Lauzi la quieta follia piaceva a mille. Ricordarsi Rocchetta Tanaro e la quieta follia non l’avrei fatto oggi, non fosse stato per Jack. Jack, che poi è Beppe, è stato il sindaco di Rocchetta Tanaro. Che perché lo chiamavano Jack, non lo so. Jack suonava il trombone nella banda. Che chi suona nella banda, a Rocchetta Tanaro, li chiamano i banditi. L’ultima volta che l’ho visto Jack era una sera d’estate, calda e leggera. La banda aveva suonato in quella sera d’estate, calda e leggera. E al Bar degli Amici, in quella sera d’estate, calda e leggera, si rideva e si beveva Negroni. In quella sera d’estate, calda e leggera a Rocchetta Tanaro, ho imparato che Negroni vuol dire che devi berne più di uno: altrimenti l’avrebbero chiamato Negrone. Per quelli di Rocchetta Tanaro, non l’avrebbero chiamato Negroni se volevano che tu ne bevessi solo uno. Jack l’ho quasi sempre sfiorato così nelle sere d’estate, calde e leggere, da Taschet, al bar o in piazza, tra un bicchiere, una toma e quelli “chi campu la resura”, quelli che buttano la segatura. Che buttare la segatura è quando proprio Taschet non ti sopporta più e ti lascia le chiavi così chiudi tu il locale. Oggi Jack è andato nel paradiso della quieta follia. Il paradiso della quieta follia è bello a mille. E nel paradiso della quieta follia, lo aspettano già in tanti. C’è Giacomo. C’è Anna. C’è Bruno. C’è Barbara. C’è Sergio. C’è lo Stivulin. C’è sicuramente anche il Tujole. Il Tujole, di nome, era Nino Sardi. Ma nessuno lo conosceva come Nino Sardi. Tutti lo conoscevano come Tujole. Il Tujole era un tipico personaggio di Rocchetta Tanaro. Era famoso perché aveva costruito una barca di cemento che galleggiava. Ve lo giuro, che l’ho vista la barca di cemento che galleggiava. Il Tujole, la barca di cemento che galleggiava, la teneva in un laghetto nel cortile di casa sua a Rocchetta Tanaro. E io, ogni tanto, passavo a vederla. Il Tujole aveva 80 anni ma mi invitava via mail ad andare a vedere la barca di cemento che galleggiava nel laghetto del suo cortile. E voleva che salissi sulla barca di cemento che galleggiava nel laghetto del suo cortile. E io mi divertivo a guardarla ma non sono mai salita sulla barca di cemento che galleggiava nel laghetto del suo cortile. A Rocchetta Tanaro, mi divertivo anche, d’estate, quando chiudevano la piazza per giocare alle bocce. Perché a Rocchetta Tanaro, d’estate, chiudevano la piazza per giocare alle bocce. Jack c’era sempre. Speriamo che anche quest’anno, d’estate, anche se c’è la pandemonia, chiudano la piazza per giocare alle bocce. Io ci vado a giocare alle bocce a Rocchetta Tanaro anche se c’è la pandemonia. Che io non sono di Rocchetta Tanaro, lo sapete, ma la Elsa, che è l’ex sindaca di Rocchetta Tanaro, mi ha sempre detto che ho il mur dla Ruchetta, il muso della Rocchetta. Che il mur dla Ruchetta è una specie di lasciapassare: anche se non sei nato alla Rocchetta, se hai il mur dla Ruchetta, va bene, puoi passare. E io spero che, un giorno, me lo dicano anche nel paradiso della quieta follia: sì, sì, hai il mur dla Ruchetta, va bene, puoi passare.