Il fantasma de La Butte de Viaris

Vi stiamo per parlare di una storia che fa paura. Molta paura. E chi ha paura, non vada oltre. Per questo ve la postiamo alla sera, che fa paura assai. Le storie della paura si postano solo la sera. La Rosina e io abbiamo vissuto un’esperienza soprannaturale. Che non sapevamo bene se raccontarvela o no. Perché di questi tempi di pandemonia, come la chiama il Tavijn, che una volta ve ne parlo del Tavijn di Scurzolengo, papà della mia migliore amica di Scurzolengo Nadia, dicevo di questi tempi di pandemonia c’è il rischio di dire anche delle cose che gli altri non ti credono. E ti prendono per un po’ svitata. E allora non sapevamo se raccontarvela o no questa storia, la Rosina e io. Poi abbiamo preso coraggio e ve la raccontiamo. Ma ve la raccontiamo solo perché dalle telecamere siamo riuscite a recuperare i video del mistero. Che i video del mistero adesso vanno al CICAP. Non sapete cos’è il Cicap? Manco io lo sapevo fino a due giorni fa, ma poi l’ho scoperto perché Angelo Gilin, quello di Valvinera che commenta sempre i post della Rosina, è uno del Cicap. Lui lavorava al Cern, ma nel tempo libero lavora anche al Cicap. Che il Cicap, per farvela semplice, è un gruppo di gente brava, ma brava eh, che ti dice se quello è un fantasma o no. Di solito ti dice di no. E speriamo che ci dica di no anche a noi, che quello che abbiamo visto non è davvero il fantasma della Butte. Ve lo racconto: notte del 30 marzo, mancava qualche minuto all’una e sono uscita per metter fuori l’umido. Perché a Viarigi, il mattino del lunedì, ritirano l’umido. Rientrando, una luce ballava in alto sopra il garage. Ma ballava proprio, eh. Che nel video si vede bene che ballava. Ve lo posto il video nei commenti, se non vi fa troppa paura. E allora io ho detto: scappo! Prendo i cani e la Rosina, e scappo! Poi me la sono figurata la scena: è l’una, io che guido nella notte con accanto una gallina di ceramica, tre cani dietro, la Nonna con l’alito che puzza. Paletta dei carabinieri. Mi fermano e io sull’autocertificazione: sto scappando da un fantasma. No, sento che non poteva funzionare. Ma, fantasmino santo, ma che proprio nei tempi della pandemonia devi apparirmi? Non potevi fare in un altro momento dell’anno, quando siamo tutti più sereni? Allora sono tornata in casa e mi sono chiusa bene. Poi, tac, l’idea: le telecamere hanno registrato. Ed eccolo lì, bello come il sole che balla e si vede proprio bene che balla eh. Sembra che balla di felicità. Chissà se un fantasma può ballare di felicità. Che poi a dirla tutta cosa gli racconto a quelli che vengono nel bed&breakfast? Che, di notte, può arrivare un fantasma a ballare? Che poi nel bed&breakfast non viene nessuno già per il coronavirus, già per l’alito della Nonna e adesso ci si mette pure il fantasma. Anna propone di chiamarlo Bicerin, il fantasmino della Butte, che magari vengono gli appassionati nel bed&breakfast. Adesso sento cosa mi dicono al Cicap e vi dico. Non è la prima volta che vedo un fantasma. Mi era già successo tanti anni fa in Scozia. Che non so se era un fantasma vero perché quelli del Cicap non li conoscevo ancora e non ho neanche fatto il video. Ma ero con Valentina che anche lei l’ha visto bene. È una storia che non rinvanga tanto volentieri lei perché io, del fantasma, me ne frega niente come la Nonna ma lei è più realista del re. Eravamo appena arrivate in Scozia. Che tu non ci puoi credere: appena scese dall’aereo e, zac, lui è già lì che ti aspetta la prima notte. Campeggio, tutto buio attorno, la nostra tenda. E a un certo punto un esserino gelatinoso che balla nella notte. Uguale, uguale a Bicerin ma quello era verde. Verde trasparente come i fantasmi della Scozia che si rispettano. Io lo volevo vedere ancora ma niente: sparito per tutta la vacanza. Valentina la obbligavo anche ad andare nei castelli di notte, ma niente: non si è più fatto vivo, il birichino. Che oggi vi ho parlato di fantasmi, ma in realtà se parlo di fantasmi potrei parlarvi di Donatella. Donatella è la mia migliore amica di Como. Ve la ricordate quella che mi aiutava a fare gli scherzi a don Boero? Lei. Lei mi viene in mente associata ai fantasmi perché lei, i fantasmi, se ci sono, lei li fa scappare. L’avete letto il Fantasma di Canterville di Oscar Wilde? Se non l’avete letto, dovete leggerlo perché la famiglia di Donatella sono uguali. Abitavano in una casa che i fantasmi c’erano di sicuro perché scoppiavano di notte le lampadine, si spalancavano le porte, si sentivano strani cigolii. Io e i cani avevamo paura a mille ma loro come se niente fosse. Che dicevano: massì, sarà stato un colpo di vento. I fantasmi, a certo punto, si scoraggiano con la famiglia di Donatella. Che se avete dei fantasmi, lì chiamate e loro nel giro di un paio di giorni i fantasmi li scoraggiano. Arrivano in quattro: lei, lui, due figli di 11 e 12 anni. Al seguito hanno: quattro cani, il pappagallo, due moto da cross dei bambini, Ugo il ratto nero che adesso si è fidanzato con Uga la ratta bianca e sono nati due Ughini, uno è bianco con gli occhi rossi che preferisco vedere il fantasma a mille. Una pandemonia che altroché il coronavirus! Il fantasma, quando li vede, dice: eh, no, eh, io me ne vado! La famiglia di Donatella spaventa non solo il fantasma, anche i ladri. Perché la famiglia di Donatella colleziona insetti e serpenti morti. Quando li trovano morti in giro, li mettono nella collezione. Una volta, i ladri sono entrati in casa a Como e combinazione, per primo, hanno aperto l’armadio della collezione: sono scappati subito come il fantasma. Che i carabinieri sono andati da Donatella e le hanno detto: ci spiace signora, guardi che pandemomia che le hanno fatto in casa, i ladri. Ma non erano stati i ladri a fare la pandemonia. La famiglia di Donatella è quella famiglia che speri che non arrivi mai e poi mai nel tuo bed&breakfast. Io scelgo il fantasma a mille, alla famiglia di Donatella. Che anche se è la mia migliore amica di Como, quando arriva qui a Viarigi, mi fa scappare la maionese altroché Bicerin. Adesso che ci penso, secondo me, Bicerin non s’è mai visto perché venivano loro. Glielo dico anche a quelli del Cicap: se avete bisogno di far scappare il fantasma, Cicap, vi do il numero della famiglia di Donatella. Il risultato è assicurato, la scienza è salva. Certo, vi portano un po’ di pandemonia ma tanto ormai alla pandemonia, di questi tempi, ci siamo un po’ tutti abituati.