I Bologna

i Bologna

Qualcuno di voi se n’è accorto che in questi giorni la Rosina mi guarda un po’ torva. Oggi che è Pasqua gliel’ho chiesto alla Rosina perché mi guarda un po’ torva. Ho scoperto perché la Rosina mi guarda un po’ torva: sapete che lei è una gallina, ma è anche una gallina salvadanaio, e nella gallina salvadanaio io metto ogni giorno un euro. E allora lei mi guarda torva perché ha paura che quando finisce la pandemonia, finiscono anche i miei euro e se finiscono i miei euro, lei ha paura che io la rompa per prendere quelli che le metto dentro. Oh Rosina, ma come fai ad avere un pensiero così brutto! Oh Rosina, cancella il pensiero così brutto che non lo farei mai, l’ho rassicurata oggi. La Rosina si è un po’ rasserenata e io le ho detto: Rosina, vedrai che qualche santo provvederà. La frase non è mia, la frase la diceva Giacomo Bologna. E io, se la diceva Giacomo Bologna, la dico anch’io. Che lo ascolto da sempre Giacomo. Non l’ho mai conosciuto, ma io lo ascolto. Per dirvi, già molto prima che arrivasse la pandemonia, lui diceva che dobbiamo costruirci una cantina ampia, spaziosa, ben aerata, rallegrata di tante belle bottiglie. Io appena l’ho saputo, l’ho fatto subito e me la sono costruita una cantina ampia, spaziosa, ben aerata, rallegrata di tante belle bottiglie. Secondo me, Giacomo, quando l’ha detto, pensava già che prima o poi sarebbe arrivata la pandemonia e se con la pandemonia hai una cantina ampia, spaziosa, ben aerata, rallegrata di tante belle bottiglie, vuoi mettere che pandemonia che ti fai? Ma oggi non voglio parlarvi della mia cantina, oggi io voglio parlarvi della famiglia Bologna. Perché la famiglia Bologna di Rocchetta Tanaro, se già solo ci pensi, ti rallegra la pandemonia. La famiglia Bologna ci sono Bologna Raffaella e Giuseppe, detto Beppe. Raffaella e Giuseppe, detto Beppe, sono sorella e fratello, figli di Giacomo Bologna che diceva che dobbiamo costruirci una cantina ampia, spaziosa, ben aerata, rallegrata di tante belle bottiglie. Io, Giacomo, non l’ho mai conosciuto ma conoscendo Raffaella e Giuseppe, detto Beppe, ho capito come doveva essere Giacomo. Per me la famiglia Bologna è l’esplosione della generosità, che non sembrano neanche piemontesi tanto sono generosi. In tempi di pandemonia, Raffaella ti telefona e ti chiede: ne hai ancora di vino? Sei sicura? Non stare senza vino in tempi di pandemonia eh. E io penso che anche Giacomo ti avrebbe chiamato e ti avrebbe detto di non stare senza vino in tempi di pandemonia. Guai eh. Perché loro si preoccupano se tu stai senza vino in tempi di pandemonia. Raffaella è stata la prima che Marianna e io le abbiamo fatto firmare nel contratto che se anche non lavoriamo più per lei, lei deve restarci comunque amica. Così è obbligata dalla legge a restarci amica. Raffaella è sposata con Norbert. Norbert è nato in Austria e in Austria Norbert era un dottore. Poi ha smesso di fare il dottore in Austria per amare Raffaella. E anch’io avrei smesso di fare il dottore in Austria per amare Raffaella. Raffaella e Norbert hanno un figlio Riccardo. A me Riccardo mi sta simpatico a mille perché quando c’è una bella bottiglia in cantina, lui guarda sua mamma e le dice: questa la regaliamo a Fiammetta. Perché anche Riccardo è generoso a mille. Lui mi ha detto che quando sarà grande, vuole fare le bollicine e che la prima bottiglia che farà me la regala. E io gli credo a Riccardo e aspetto che me la regala. Il fratello della famiglia Bologna è Giuseppe, detto Beppe. E anche Giuseppe, detto Beppe, è generoso a mille. Io, Giuseppe detto Beppe, l’ho conosciuto un giorno che ero ancora giovane da Taschet, la vineria di Rocchetta Tanaro. Ero con Giuliana, la mia amica dottoressa, e Giuseppe detto Beppe che non lo conoscevo ancora, ci ha detto: bevete la Monella, dai bevetela. Ci ha viste in faccia e avrà pensato: guardale queste due che monelle, queste devono bere la Monella. Ma Giuliana e io non siamo come la mamma di Elena che le piacciono i vini che mussano. Giuliana e io gli abbiamo detto: no, grazie. E Giuseppe detto Beppe è diventato un po’ triste perché la Monella la fa lui. Ma Giuliana e io non lo sapevamo che la faceva lui. Giuliana e io abbiamo poi ordinato Ai Suma. Che anche Ai Suma lo fa Giuseppe detto Beppe. E allora Giuseppe detto Beppe, gli è passata la tristezza della Monella ed è arrivata la felicità di Ai Suma. E la felicità di Ai Suma era così felicità che ci ha voluto pagare lui la bottiglia. Da quel giorno ho capito che anche Giuseppe detto Beppe, è generoso a mille. La famiglia Bologna sono due. Una è Raffaella e Beppe, l’altra è Carlo, il fratello di Giacomo. Carlo, il fratello di Giacomo, è simpatico a mille. Nei giorni di pandemonia, ci mandiamo i messaggi su WhatApps tramite Cristina, la moglie di suo figlio che anche lui si chiama Giuseppe detto Beppe. La moglie di Carlo si chiama Mariuccia. La seconda famiglia Bologna ha una trattoria a Rocchetta Tanaro che si chiama Trattoria i Bologna. Beppe è lo chef, Mariuccia fa i plin e i tajarin. Ma che lei si passa le sue serate a fare plin e tajarin, che durante la pandemonia riempiranno il freezer se Mariuccia continua a fare plin e tajarin tutte le sere. Carlo e Cristina stanno in sala. Che Carlo ti chiedi come fa a stare in sala che hanno tutti stranieri e lui parla solo di Rocchetta. Io l’ho visto una volta che traduceva un menu a un tavolo di stranieri: per dirgli pollo, Carlo faceva: chicchirichì. Guanciale di cavallo. Carlo faceva il gesto di andare al galoppo e poi si toccava una guancia. Carlo, quando ci sono gli stranieri, gioca al gioco di indovina che animale è e gli stranieri sono felici che Carlo li faccia giocare al gioco di indovina che animale è. Carlo parla così tutte le lingue, anche se parla solo di Rocchetta. Solo quando c’è un vegano, Carlo chiama Cristina e le dice: c’è gente per te. Io lo so che i vegani a Carlo li manda Taschet perché una volta ho visto Taschet che a due vegani ha dato dei soldi e ha detto: ve lo pago io il pranzo, basta che andate da Carlo. Ma voi fate finta che non avete sentito. Carlo me l’ha raccontato lui il vedrai che qualche santo provvederà. Perché Giacomo l’ha detto una volta che erano proprio disperati, ma proprio disperati. Che quando Giacomo l’ha detto vedrai che qualche santo provvederà, Anna che era la moglie di Giacomo, gli ha detto: vai, eh, che ti metto le mani addosso. Anna non era severa, Anna era quella che pensi quando dici che dietro a grande uomo, c’è una grande donna, ma quando ci vuole ci vuole. Eppure Carlo mi ha raccontato che davvero qualche santo ha provveduto. Da quando ho ascoltato quella frase, vedrai che qualche santo provvederà, mi son detta: ma bella sta frase, perché non ci ho mai pensato prima a usare una frase così bella, da oggi la uso anch’io questa frase. Adesso voi lo so che pensate che io a volte non vi racconti la verità, ma io vi giuro che vi racconto la verità. L’ho usata una volta in particolare che adesso ve la racconto quella volta in particolare. Quella volta in particolare era verso la fine dell’anno. Sai quando alla fine dell’anno ti arriva e l’anticipo Iva e l’accredito Irpef e l’altra roba da pagare. Quelle robe, insomma, che ti mettono l’allegria di una pandemonia. Io tutti quei soldi, quella volta lì in particolare, non li avevo. Non perché non avessi lavorato, ma perché a volte le fatture uno ci mette un po’ a pagartele anche se non c’era ancora la pandemonia. E mi son detta: come faccio che non ce li ho tutti sti soldi? E allora, ecco il momento di usare la frase. Vedrai che qualche santo provvederà, mi sono detta alla sera prima di andare a dormire. Oh vi giuro, che ha funzionato. Ma ha funzionato che uno si è sbagliato a farmi un bonifico. Ma mi ha fatto un bonifico così alto che potevo pagare l’anticipo Iva e l’accredito Irpef e l’altra roba anche per qualcun altro. Ora io l’ho subito chiamato quello che mi ha fatto il bonifico sbagliato. Ma quello che mi ha fatto il bonifico sbagliato stava partendo fare il Capodanno in qualche isola che non c’era ancora la pandemonia. E allora mi ha detto: massì, tranquilla, poi me li restituisci. Non stare lì a fare il bonifico adesso, me li dai poi. Buon anno eh. Che io non ci potevo credere che il santo aveva provveduto, ma è successo davvero. E così ho pagato tutto l’anticipo Iva e l’accredito Irpef e l’altra roba da pagare e poi le fatture che uno ci mette un po’ a pagartele, me le hanno pagate e io ho restituito il bonifico al santo che ha provveduto. Ora io tutta questa storia, l’ho raccontata alla Rosina perché ha paura che la rompa per prendere gli euri finita la pandemonia. Ma la racconto anche a voi, perché anche voi secondo me un po’ di paura di essere rotti finita la pandemonia ce l’avete. La paura di essere rotti finita la pandemonia ce l’abbiamo tutti. Ma come diceva Giacomo, vedrete che qualche santo provvederà.