Grande Asportazione Vini Erminio

Oggi, Rosina, ad Asti sarebbe il giorno della Fiera Carolingia. Che bella, Rosina, la Fiera Carolingia! La mia Fiera Carolingia è compri tante cose che non servono a niente e mangi il panino con la porchetta e la maionese. Con la pandemonia, non compri tante cose che non servono a niente e non mangi il panino con la porchetta e la maionese. Che a ripensare al panino con la porchetta e la maionese, mi è tornato alla mente una bottiglieria che c’era in via san Massimo a Torino vicino a Palazzo Nuovo. Alla bottiglieria che c’era in via san Massimo a Torino vicino a Palazzo Nuovo, Elena e io andavamo a mangiare il panino con la mortadella tagliata spessa. Ogni tanto anche il panino con i peperoni e le acciughe. A Elena e a me i finger food non ci piacevano tanto. Ci piacevano a mille il panino con la mortadella tagliata spessa e ogni tanto anche il panino con i peperoni e le acciughe. Però quello che ci piaceva di più a Torino erano le uova di Grande Asportazione Vini Erminio. Se hai mangiato le uova di Grande Asportazione Vini Erminio, quelle originali, non dico che sei vaccinato contro la pandemonia ma di anticorpi ne hai. Noi da Erminio andavamo non perché ci piacevano le uova ma perché ci piaceva Erminio. E ci piaceva la mamma di Erminio. E ci piaceva anche chi frequentava Erminio. Grande Asportazione Vini Erminio era al fondo di corso San Maurizio, verso il Po. Da Erminio entravi e lui ti accoglieva con un grembiulone da oste che ei fu bianco. Al bancone, con Erminio, c’era sua mamma. Una volta Erminio ci ha fatto il conto a me e a Elena, e sua mamma ha detto: “Ansì poc as du bagase?”. Così poco a queste due (appunto). Da quella volta, noi volevamo solo più andare da Erminio. Da Erminio entravi e ti trovavi subito nell’800. Che c’erano così tante bottiglie che non erano mai state spostate dall’800. Erminio aveva anche il Nebbiolo di Moncalvo, che ce l’aveva solo lui il Nebbiolo di Moncalvo. Oltre alle uova sode, c’erano le patatine San Carlo. Il resto si beveva solo. C’era una stanza che diventavano due perché c’erano le scatole del vino che facevano da separé. C’era un tavolo grande da Erminio dove giocavano le carte personaggi che sembravano usciti da un film di Pupi Avati. E infatti c’era anche un Carlo Delle Piane. Ma uguale, uguale. Negli anni il panno verde sui tavoli era sempre più stretto, sempre più corto. Sui muri, la foto di Mina vicino al papa buono, e tantissimi orologi. Penso che Erminio li collezionasse tutti quegli orologi. Ma gli orologi erano tutti fermi. Se qualcuno riprendeva casualmente a girare, segnava un’ora a caso. Erminio, Elena, la adorava perché era di Robella e “a Rubela, la roba la custa niente”. Che Robella in piemonteste è Rubela, rubarla. Anche mio nonno Galileo aveva bottiglieria a Torino, in via San Donato angolo via Cibrario. Erminio lo conosceva mio nonno Galileo. Oggi la bottiglieria di mio nonno Galileo non c’è più. Invece Grande Asportazione VINI- Erminio ho scoperto che c’è ancora. E c’è ancora la foto di Mina. E le uova sode sul bancone. Che questi ragazzi sono bravi a mille e, Elena e io, facciamo il buon proposito di andarli a trovare finita la pandemonia.